lunedì 9 dicembre 2013

Per favore no - foto da indossare

Ralph Gibson, Elliot Erwitt, Martin Parr. Con soli 75 euro ci possiamo portare a casa una loro opera stampata in tiratura limitata. Non si tratta però di una fotografia su preziosa carta fineart ma di una t-shirt. Si possono acquistare, per chi ne sentisse il bisogno, sul sito ginzafashion.com. Non è certo una novità. Basterebbe pensare al quantitativo di merchandising prodotto in occasione di importanti mostre e venduto, al termine della visita, in negozi posti strategicamente all’uscita delle sale espositive. Quello che mi ha colpito, vedere per credere, è la bruttezza dei capi in vendita. Le splendide immagini di questi maestri della fotografia vengono spogliate, è proprio il caso di dire, della loro aura di artisticità. Una distruzione semantica che raggiunge vertici di ilarità, osservando le t-shirt  della serie “infanta” indossate dai modelli sul sito. I nudi, piuttosto espliciti di Gibson, risulterebbero “difficili” da indossare per chiunque. Senza contare le eventuali distorsioni indotte da addomi troppo ridondanti o seni particolarmente prorompenti, una volta indossate. Se comunque, nonostante le mie considerazioni, voleste proprio portarvi a casa una foto d’autore in tiratura limitata, per poche decine di euro, allora il consiglio è di lasciarla nel cassetto. Abbiate pietà dell’ignaro passante che vi dovesse incrociare per strada.

lunedì 25 novembre 2013

Imperial pomp - le città di Frank Herfort

A cavallo tra reportage e ricerca artistica, la serie “Imperial pomp” del fotografo tedesco Frank Herfort, stupisce per il suo rigore formale e la sua capacità di trasportarci tra le strade e gli improbabili edifici moderni delle lontane provincie dell’ex impero sovietico. In molte delle immagini appaiono evidenti le influenze che, devono avere avuto sulla sua formazione,  i più conosciuti rappresentanti della scuola di Dusseldorf.  In Herfort  però, convive un’anima più attenta a documentare la realtà. Il suo non è lo sguardo distaccato di chi è conscio di costruire significati e significanti pronti per la prossima mostra o per  il prossimo record d’asta. C’è in questo fotografo una freschezza di  visione che forse non cogliamo più nei vari Struth, Gursky e Ruff. Il suo essere in qualche modo un reporter in paesi lontani, lo spinge in prima battuta, a cercare di capire una realtà così distante. Riesce a metterlo in comunicazione con ciò che ha di fronte. Se è vero , come affermato da Wim Wenders, che  la macchina fotografica riprende in entrambe le direzioni, in avanti e indietro, restituendoci  nell’immagine che stiamo osservando, anche e soprattutto la sensibilità dell’autore, allora nelle fotografie di Herfort inevitabilmente possiamo cogliere un’attenzione verso le storie oltre che per  le forme. Le foto della serie “Imperial pomp” sono raccolte in un curatissimo libro che è possibile acquistare online (http://www.frankherfort.de/ ).

lunedì 4 novembre 2013

Thomas Ruff da Lia Rumma

Uscito dalla famosa scuola di Düsseldorf di Bernd e Hilla Becher, Thomas Ruff è riuscito, più di altri discepoli della coppia, a sviluppare un discorso artistico originale e allo stesso tempo estremamente contemporaneo.  Una ricerca seriale condotta su vari fronti e tematiche tutte accomunate dall'utilizzo della fotografia come strumento analitico e documentario.  Legato alla galleria Lia Rumma  fin dal 1991, è tornato in questi giorni ad esporre nello spazio milanese. Sono presentate le sue ricerche più recenti  volte a mettere in evidenza i limiti e la complessità della visione. Scatti realizzati dallo spazio (Sterne), riproduzioni di curve matematiche generate con programmi di modellazione (Zycles), particolari ingranditi del pianeta marte prelevati  dal sito della NASA (Ma.r.s.) e i celebri Jpeg . Sarà possibile visitare la mostra fino al 16 novembre.  I prezzi delle opere di Ruff sono estremamente variabili. Nella recente asta del mese di ottobre da  Phillips De Pury, l’opera Substrate 21 (2002-03) è stata aggiudicata per 12.500 dollari. Si tratta di una fotografia di dimensioni 88x64 cm. tirata in 45 esemplari. 

martedì 22 ottobre 2013

Invadendo i territori dell'arte

“Invadendo i territori dell’arte, quest’industria è divenuta la più mortale nemica dell’arte…” questo il giudizio di Baudelaire sulla fotografia, percepita come una vera e propria minaccia. Più di  150 anni sono passati dall’affermazione del poeta francese, nel corso dei quali i rapporti tra l’arte ufficiale e la fotografia sono stati spesso controversi. Da qualche tempo però, specialmente fuori dai nostri confini, si è assistito alla rivincita dell’immagine  fotografica, che è riuscita a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto all’interno dell’arte contemporanea. Le quotazioni di alcune opere fotografiche nelle aste internazionali testimoniano questa evoluzione. Dalla prossima edizione,  Bologna ArteFiera, al pari di altre fiere internazionali, dedicherà uno spazio alla fotografia,  grazie alla collaborazione con MIA Fair, la prima e più importante fiera d’arte dedicata alla fotografia e al video in Italia, ideata e diretta da Fabio Castelli.  “La nascita di questa collaborazione tra due delle realtà fieristiche più apprezzate a livello italiano conferma il ruolo sempre più importante che riveste oggi la fotografia come linguaggio d’arte contemporanea. Con la prossima edizione, ArteFiera dedica quindi un riconoscimento a questo mezzo espressivo artistico con una nuova sezione specifica”, così chiarisce Duccio Campagnoli Presidente di Bologna Fiere. Un successo personale anche di Fabio Castelli che con la sua MIA Fair ha contribuito, in pochi anni,  allo sviluppo del mercato della fotografia anche in Italia, con buona pace di Baudelaire e dei tanti detrattori dell’arte fotografica.

sabato 5 ottobre 2013

Mikhail Baryshnikov - La banalità della danza

Alzi la mano chi, fotografo, non si è mai cimentato con la tecnica del“mosso”. Una scorciatoia spesso praticata alla ricerca di una facile “artisticità”. A volte un espediente perfettamente in linea con il concetto che si vuole esprimere.  Il fotodinamismo futurista di Bragaglia è una citazione quasi necessaria. Negli anni l’uso e l’abuso di questo effetto è rimasto ben documentato negli archivi e nei cassetti di tanti fotoamatori, ma anche di tanti fotografi con maggiori velleità artistiche. Uno dei campi di applicazione più battuti è quello della danza.  Una palestra per tanti adepti dell’arte fotografica. Scie luminose contrapposte al buio del teatro, colori sfumati e forme astratte dipinte dalla luce.  Tranne rare eccezioni, un vero orrore per gli occhi. “Dance this way” è il titolo dell’ennesima mostra fotografica sulla danza e sul movimento. La particolarità è che le immagini sono state realizzate dal famosissimo ex ballerino Mikhail Baryshnikov. Basta questo per rendere questi scatti meno noiosi e scontati della altre centinaia di migliaia già visti? Se l’autore delle foto non fosse stato l’ex stella del Bolshoi,  la Galleria Contini di Venezia gli avrebbe ugualmente dato spazio ? Vendere delle opere realizzate da un personaggio famoso in tutto il mondo è senza dubbio più facile che cercare di proporre il lavoro di qualche artista emergente o sconosciuto. Ma è questo che ci aspettiamo facciano le gallerie, gli addetti ai lavori ? Se la funzione del sistema arte contemporanea è solo questa, consiglio di regalare ad attori, calciatori e veline una macchina fotografica o dei  pennelli e una tavolozza. Potrebbe essere una buona mossa in vista della  prossima mostra e delle prossime vendite a collezionisti sprovveduti.

lunedì 23 settembre 2013

Madre migrante - Dorothea Lange

Chissà se John Steinbeck ha mai conosciuto Dorothea Lange? Ho recentemente riletto “Furore”, il romanzo considerato uno dei testi sacri della letteratura americana. Pubblicato nel 1939, il libro racconta la storia della famiglia Joad costretta, a causa della grande depressione del 1929, a migrare verso l’ovest, dall’Oklaoma alla California in cerca di migliori condizioni di vita. Un’epopea comune a moltissime famiglie che, per sopravvivere, lasciarono le loro povere case e il loro lavoro nei campi. Ieri i contadini migranti raccontati da Steinbeck, oggi le carrette del mare e il loro carico disperazione. La storia non cambia, solo variazioni sul tema. Volti,  luoghi, miseria che negli anni che vanno dal ‘35 al ‘39 sono stati documentati dalla fotografa Dorothea Lange. Incaricata dall’agenzia governativa FSA (Farm Security Administration), percorse in lungo e in largo le strade e gli accampamenti dei migranti, restituendoci, grazie alle  sue immagini, il quadro fedele di un dramma umanitario consumato nella terra del grande sogno americano. “Madre migrante” è probabilmente l’opera più famosa della fotografa. Una vera e propria icona. La rappresentazione simbolica del dolore e della dignità, che solo una madre con i suoi bambini può incarnare. La foto ritrae una donna di 32 anni, madre di sette figli, una delle tante donne con bambini al seguito, coinvolte in questa grande migrazione. Nel volto e nello sguardo della protagonista, si concentra la sofferenza e la tragedia. Un viso scavato dalla fame e dalle mille prove al quale è stato sottoposto. Due dei tre  bambini si nascondono dietro di lei, ultimo baluardo prima dell’abisso. Gli occhi della donna riescono ancora a guardare lontano, in un lampo di fierezza, sembrano farci intravedere una via d’uscita, una possibilità di riscatto. Un’ultima occasione per affermare il diritto ad una vita migliore, per lei, per i suoi figli. Per il bambino che porta in braccio, il cui volto quasi interamente coperto, ci risparmia la vista di ciò che non vorremmo mai vedere. Dal punto di vista compositivo la foto è divisa in tre fasce verticali con al centro la madre. Il braccio e la mano lievemente appoggiata al mento rafforzano la verticalità e fanno convergere lo sguardo dell’osservatore sulla donna e sui suoi occhi. L’immagine è per lo più occupata dalle figure umane. Lo sfondo lascia solo intuire l’interno di una tenda. Commentando questa immagine Dorothea Lange disse: “Appena la vidi mi avvicinai a lei, come attratta da una calamita. Non ricordo come riuscii a spiegarle la mia presenza, o la mia macchina fotografica, ma ricordo che non mi fece domande. Scattai le foto, avvicinandomi sempre di più dalla stessa direzione. Non le chiesi né il suo nome né la sua storia”.

domenica 8 settembre 2013

Miles Aldridge - arte o marketing ?

Sempre più spesso il confine tra fotografia commerciale e arte contemporanea viene superato. Fotografi che si occupano ad alto livello di pubblicità e moda vengono accolti in gallerie e musei e si guadagnano un posto di primo piano nel mondo della cosiddetta fotografia d’arte. Un abile riposizionamento frutto di un’attenta strategia di marketing o l’inevitabile risultato della spettacolarizzazione dell’arte ?  La risposta non è così scontata e richiederebbe un approfondimento sulle singole figure artistiche oggetto di questa evoluzione. Il fotografo di moda diviene sempre più spesso una star da museo. E’ il caso ad esempio del fotografo britannico Miles Aldridge che irrompe, con le sue immagini patinate e ipercolorate  alla National Gallery di Londra. Un fotografo  eccentrico, autore tra l’altro, delle immagini del calendario Lavazza 2010. Collabora stabilmente con le più note riviste di moda e ha lavorato per famosi  stilisti fra cui Armani, Lagerfeld  e Yves Saint Laurent. Il suo stile pop e trasgressivo è protagonista della mostra “I only want you to love me” che è possibile visitare fino al 29 settembre a Londra, alla Somerset  House.  



mercoledì 21 agosto 2013

Le scritture di Shirin Neshat


Nelle opere fotografiche di Shirin Neshat appaiono spesso frasi in lingua farsi. Sovrascritture su volti e  corpi di donne che chiamano in causa il complesso rapporto con l’islam, il sacro, la realtà e la magia. Leone d’Oro alla Biennale del 1999, l’artista iraniana, è ormai entrata a pieno diritto tra gli autori contemporanei  consacrati in musei e case d’aste. Un percorso per certi versi parallelo tra valorizzazione del percorso artistico e successo commerciale. Se per lavori di piccole formato è sufficiente un investimento relativamente contenuto, compreso tra i 30 e i 50 mila euro, diverso è il 
discorso per le opere di grande formato. Il record d’asta, stabilito da Christie’s Dubai per l’opera “Whispers” realizzata nel 1997, è di 171 mila euro.  Oltre ad utilizzare il mezzo fotografico, Shirin Neshat realizza video e nel 2009, con il suo primo lungometraggio “Donne senza uomini” ha vinto il Leone d’Argento al Festival di Venezia.

giovedì 18 luglio 2013

Amazon: libri, scarpe, pentole a pressione e arte

All’inizio furono i libri, seguiti da ogni altro genere di merce. Ora Amazon ha deciso di entrare anche nel mercato dell’arte. Il gigante dell’ecommerce sembra stia contattando alcune gallerie interessate a collaborare per lo sviluppo di questo nuovo marketplace online. Una nuova piattaforma messa a disposizione dal team di Jeff Bezos per sbarcare in questo ulteriore segmento di mercato. Il modello di business dovrebbe prevedere la sola vendita a prezzo fisso. Non è prevista la modalità asta online che da qualche mese viene invece utilizzata da Christie's.  Un’operazione, quella messa in campo da Amazon, delicata e non priva di incognite. Acquistare un’opera d’arte, una fotografia o un quadro, senza averla vista di persona, sembra essere ancora un problema per molti collezionisti e appassionati di arte. In Italia, anche se l’iniziativa è passata quasi inosservata, Mondadori ha iniziato a proporre delle fotografie fineart attraverso il suo sito http://www.inmondadori.it/regali/foto-artistiche/  .  Le foto degli autori  sono vendute in tiratura aperta, stampate su carta Canson Infinity e certificate secondo la norma ISO 9706. Per il momento sono proposte solo alcune opere di Angelo Cozzi, Mario De Biasi e Giorgio Lotti.

lunedì 8 luglio 2013

Visioni omologate

“Uniformazione, riduzione a un determinato modello, con appiattimento delle differenze e delle peculiarità prima esistenti”. Questa è la definizione che si
può trovare su un comune vocabolario per il termine omologazione. Ed è proprio questo quello che emerge osservando le opere fotografiche della mostra “THE SUMMER SHOW 2013 Commencement” che conclude la stagione espositiva della Fondazione Fotografia di Modena. Vengono esposte, fino al 14 luglio, le opere degli studenti del master biennale in fotografia contemporanea.  Osservando queste immagini si ha quasi l’impressione che l’unica aspirazione di questi “fotografi contemporanei” sia l’omologarsi alla contemporaneità, a ciò che il mercato del contemporaneo esige, generando l’ennesimo sovraffollamento di immagini stereotipate. Imitare la tendenza, fotocopiare autori affermati. D’accordo, tutto è già stato fatto, tutto è stato visto, possiamo solo apportare delle variazioni sul tema, ma annullare la propria personalità,la propria sensibilità, con fare scientifico, frequentando un master per ben due anni, mi sembra troppo. Sicuramente il biennio di studio sarà riuscito a trasmettere le informazioni, le conoscenze tecniche e pratiche per presentarsi con il proprio lavoro al cospetto di galleristi distratti ma, almeno vedendo i risultati, non ha raggiunto l’obiettivo di sviluppare una visione personale, originale e in grado di generare una nuova contemporaneità.
http://www.fondazionefotografia.org/it/exhibition/summer-show-2013/

martedì 18 giugno 2013

Shirin Neshat a Photoespaña

Avete in programma un viaggio in Spagna? Fino al 28 luglio, è possibile visitare Photo España. Quest’anno il festival di fotografia e arti visive, è dedicato al corpo umano e alle sue rappresentazioni. 328 artisti di 42 nazioni espongono le loro opere a Madrid, Cuenca,  Alcalá de Henares,  Alcobendas,  Lanzarote e  Zaragoza. Fuori dai confini iberici, il festival estende le sue mostre anche a Parigi, Berlino e Praga. Nella sezione ufficiale, particolarmente interessante, l’esposizione dell’artista iraniana Shirin Neshat allo spazio Fondazione Telefonica di Madrid. Sono opere quelle di Shirin Neshat nelle quali il corpo riveste una particolare importanza e che rivolgono l’attenzione alla condizione delle donne musulmane. Mani e volti di donne ricoperti di scritte,  di citazioni in farsi da poetesse come Forough Farokhzad e Tahereh Saffarzadeh. Il codice della scrittura si fonde, nelle immagini di Neshat, con quello visivo,  quasi a generare un inedito linguaggio composito. Dal 1974 Shirin Neshat vive e lavora negli Stati Uniti. Nel marzo scorso, una sua stampa del 1999 ai Sali d’argento di 25x33 cm. è stata battuta all’asta da Phillips a Londra per 16.300 euro.

martedì 4 giugno 2013

Gli incubi di Joel Peter Witkin

Si racconta che Joel Peter Witkin, quando era ancora un ragazzo, abbia assistito ad un evento estremamente drammatico. Un incidente d’auto nel quale rimase decapitata una bambina. Vedendo le sue opere non è difficile capire quanto quell’evento abbia inciso sul suo modo di creare e come non sia mai riuscito ad esorcizzare quei fantasmi. La fotografia come terapia. Un modo per allontanare da sè i suoi peggiori incubi. A Firenze, al Museo Alinari, fino al 23 giugno è possibile entrare nel mondo visionario e surreale di questo artista statunitense. La mostra è sconsigliata, dallo stesso museo, ai minori e alle persone sensibili. I soggetti delle 55 opere esposte, per nulla rassicuranti, sono storpi, mostri, nani e figure deformi. Un viaggio tra visioni del subconscio, spinte erotiche e nichiliste. Un'umanità, quella messa in scena da Witkin, che cerchiamo di rimuovere dalla nostra esperienza quotidiana. Non si tratta di semplice fotografia. Siamo di fronte ad una partitura fatta di segni, di significati e significanti da decifrare. Di continui riferimenti alla storia dell’arte. Le opere sono realizzate senza l’uso del digitale, manipolate per mezzo di collage, graffi, lacerazioni e interventi pittorici. Alla recente asta di aprile, da Phillips De Pury, una sua fotografia, particolarmente raccapricciante, è stata aggiudicata per circa 10 mila euro.  Si tratta di uno still life di una testa di una donna morta  e di una scimmia (face of woman – 2004).

venerdì 24 maggio 2013

I grandi vuoti di Candida Höfer

“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”.  Così Nanni Moretti si interrogava nel film Ecce Bombo. Di certo l’assenza dell’uomo dalle immagini di Candida Höfer non passa inosservata. Sono luoghi, quelli rappresentati dall’artista tedesca, in genere brulicanti di persone. Fa effetto vederli, nelle foto di grandi dimensioni, nella loro solitudine. Ci possiamo così concentrare sulla loro oggettività, sui dettagli. Seguire le forme e le linee racchiuse nello spazio dell’inquadratura scelto dalla fotografa. Candida Höfer esplora così la bellezza di questi luoghi spesso austeri, resi ancora più monumentali dalla scelta della prospettiva, del punto di vista. Cresciuta nella ormai storica Scuola di Düsseldorf,  insieme a  Struth, Gursky e Ruff,  ha quotazioni di mercato, in un certo senso, ancora accessibili. Con circa 50/60 mila euro è possibile acquistare le opere della sua serie dedicata ai tesori architettonici del nord Italia. I prezzi delle sue fotografie, negli ultimi anni, hanno avuto una crescita costante. Quasi un bene rifugio, per chi guarda all’arte come ad un semplice investimento finanziario. Sicuramente meglio di un titolo di stato.

giovedì 16 maggio 2013

Un pomeriggio particolare - Ghirri e Life (seconda parte)

Pochi passi e dal mondo intimo di Ghirri, mi ritrovo in quello dei fotografi della rivista Life. “Vedere la vita, vedere il mondo”, questa era la missione dei reporter di questa storica testata. Lo stacco è notevole, forse lo avevo sottovalutato. Ci vuole qualche minuto per poter inquadrare il lavoro di questi fotografi che hanno narrato la grande storia. Occorre lasciarsi alle spalle il silenzio delle immagini di Ghirri per riuscire a vedere nel giusto modo queste fotografie. Qui l’immagine è fatta, per una grossa percentuale, dal soggetto. L’autore è un semplice testimone. E’ il reportage come si interpretava in quegli anni, molto prima della rete e dei social network. Grande professionalità e immagini funzionali alla missione della rivista. Foto particolarmente efficicaci quando documentano l’orrore della guerra e dei campi di concentramento nazisti. Emblematiche, come quelle dei marines che innalzano la bandiera americana di Joe Rosenthal  o evocative come quelle del D-Day ad Omaha Beach, realizzate da Capa. Nella mostra trovano spazio naturalmente anche temi  meno drammatici come la moda e l’attualità. Le foto della mostra sono tutte rigorosamente in bianco e nero. Uno sguardo occidentale sul mondo e sui suoi protagonisti. Anche i soggetti comuni appaiono ritratti in modo didascalico, in ossequio allo stile documentaristico. Esco dalla mostra e torno rapidamente al parcheggio dove avevo lasciato la macchina. Sul sedile il catalogo della mostra di Luigi Ghirri che avevo acquistato in precedenza. Lo sfoglio emozionato prima di mettere in moto. Forse ho sbagliato a vedere queste due mostre nello stesso giorno.

martedì 7 maggio 2013

Un pomeriggio particolare - Ghirri e Life (prima parte)

Chi conosce Roma sa bene che il Maxxi e l’Auditorium Parco della Musica, oltre ad essere tra i pochi luoghi del contemporaneo della capitale, sono divisi da poche centinaia di metri. Una distanza minima che separa due mostre, due mondi direi agli antipodi. Luigi Ghirri al MAXXI e i fotografi di LIFE all’Auditorium.  Per niente spaventato da questo contrasto visivo, decido di visitare in un solo pomeriggio le due esposizioni Prima tappa Luigi Ghirri  “Pensare per immagini” . Le fotografie di Luigi Ghirri riescono come poche, a trascinarmi in una poetica della visione, in un silenzio contemplativo totale. Il luogo della mostra non ha bisogno di commenti ed è una degna cornice per questo autore ormai accettato a pieno diritto nell’arte contemporanea. Le 300 opere di piccole dimensioni, specie se raffrontate al gigantismo, a volte ostentato, delle opere fotografiche dei nostri giorni, si trovano al secondo piano dell’edificio progettato dall’iraniana  Zaha Hadid. Subito ci si trova immersi in un mondo fatto di piccole cose: oggetti, paesaggi, riproduzioni, architetture.  Alle immagini di Ghirri occorre avvicinarsi, ascoltarle, sentire la loro suggestione. Una dimensione intima, una fruizione silenziosa. I colori retrò delle stampe vintage sono un salto nel tempo, ai ricordi resi sempre più gradevoli dalla preziosa patina del rimpianto. Siamo lontani anni luce dalla bulimia fotografica di internet e dei social network. Icone, paesaggi, architetture sono le tre sezioni in cui è divisa l’esposizione. Il filo comune che lega tutte le immagini è la sottrazione, la semplificazione. Quella del fotografo di Scandiano è una continua diminuzione, l’addizione non è presente nelle sue formule, non è presente nelle sue opere. Un continuo tentativo di avvicinarsi ad un “grado zero” dell’immagine,  ad una forma comunicativa il più possibile semplice. In alcune bacheche sono esposti i libri fotografici realizzati nel corso degli anni. La forma del libro è sempre stata congeniale a questo autore. Nella sua vita Ghirri è stato anche editore e curatore. Una vita spesa ad indicare con passione e coerenza il suo credo fotografico fatto di soggetti prossimi al nostro campo visivo abituale, le cose di tutti i giorni che scompaiono ai nostri occhi traditi dalla superficialità e dal non saper vedere il bello del banale. Mi avvicino all’uscita della mostra sapendo di lasciare qualcosa di prezioso. Esco dalla quiete ovattata delle sale del MAXXI e sono nella luce accecante di una Roma più che mai caotica. (continua)

lunedì 29 aprile 2013

Wolfgang Tillmans - elogio della non riconoscibilità

Ha 32 anni quando, nel 2000, Wolfgang Tillmans vince il prestigioso Turner Prize. Il primo fotografo non inglese al quale viene assegnato il premio dalla Tate Gallery. Affatto semplice avvicinarsi alle opere e alla sensibilità di questo artista tedesco. Nella sua produzione, inquadrature banali si alternano ad immagini di rottura dal carattere esplicitamente violento o pornografico ad altre squisitamente astratte. Vedendo le sue opere sfugge il nesso, il filo comune della sua ricerca, quella riconoscibilità a volte praticata come un mantra da molti artisti. “Sono interessato a capovolgere/ribaltare i pensieri e a mettere in dubbio conoscenze date a priori, il che certo è sovversivo, perché la cosa più difficile per tutti noi è cambiare il nostro punto di vista, o cambiare il nostro comportamento…” con questa dichiarazione Tillmans ha cercato di spiegare il suo lavoro. Negli ultimi tre anni le sue quotazioni, dopo un periodo di stabilità, sono tornate rapidamente a salire. Nel settembre dello scorso anno a New York, Phillips ha battuto una sua opera “Blautopf” per 71.000 euro. Si trattava di un lavoro composto da 10 c-print di cm. 30x40 ognuna.

venerdì 19 aprile 2013

EXPOSARE - L'incontro tra domanda e offerta

Una delle caratteristiche del web è sicuramente quella di facilitare, in tutti i campi, l'incontro tra domanda e offerta. In fondo anche facebook è un ambiente virtuale nel quale viene facilitato l'incontro tra persone con interessi simili. Probabilmente basandosi su questa considerazione, Anne Clergue, già presidente della fondzione Van Gogh, ha creato il sito EXPOSARE.  Presentato la scorsa estate ai Rencontres d'Arles, mette in contatto diretto, gli artisti che vogliono esporre le loro opere e le gallerie, le istituzioni che possono ospitare le mostre. La piattaforma, alla quale è necessario iscriversi (99 euro per gli artisti e 200 euro per le gallerie), permette di visualizzare le opere proposte con tutti i dettagli su tecnica, formati, montaggio e allestimento. L'unico vincolo è che le opere siano disponibili, già pronte per essere esposte. I contatti avvengono direttamente tra gli interessati senza l'intervento dello staff di exposare e senza richiesta di ulteriori commissioni.
Il  sito EXPOSARE

lunedì 8 aprile 2013

Le edizioni "illimitate" di William Eggleston

"Del doman non v'è certezza", scriveva Lorenzo de Medici nella "Canzona di Bacco". Così dovranno forse iniziare a pensare i collezionisti d'arte fotografica. Il mese scorso un giudice distrettuale di New York ha respinto una causa intentata da un collezionista d'arte contro William Eggleston.  Il fotografo era accusato di aver infranto la legge  con l'emissione di una nuova edizione di alcune immagini d’epoca già vendute in precedenza. Per il giudice, che ha respinto le accuse, i fotografi, possono produrre più edizioni della stessa opera, purchè, al momento della nuova emissione rendano noto quanti multipli della stessa immagine sono già stati prodotti .Jonathan Sobel, aveva acquistato più di 190 stampe dye-transfer vintage di Eggleston. L'artista ha in seguito creato nuove grandi stampe digitali di alcune di queste, vendendole, in un'asta da Christie, per  5,9 milioni dollari. Sobel ha accusato Eggleston di aver così svalutato le sue dye-transfer con la vendita di nuove stampe ai pigmenti delle opere in suo possesso. 
Non è questa una sentenza che farà bene alla credibilità del mercato della fotografia a tiratura limitata. Di fatto, con questa interpretazione, le tirature limitate possono rimanere perennemente aperte, con conseguente diluizione del valore delle stampe già acquistate.

lunedì 25 marzo 2013

Tina Modotti fotografa - la mostra

Nella sua breve esistenza Tina Modotti fu fotografa, attrice del muto, rivoluzionaria e combattente in Spagna nelle Brigate Rivoluzionarie. Conobbe. Hemingway, Dos Pasos, Capa e Diego Rivera. Fu compagna di Edward Weston e artista lei stessa. Una donna tormentata, dalla vita intensa. "Tina Modotti fotografa" è la mostra prodotta da Cinemazero e realizzata dalla Fondazione Cinema  in programma all'Auditorium Parco della Musica di Roma fino al 7 aprile. Sono esposte 60 fotografie che ripercorrono il suo cammino artistico tra Russia, Spagna, Germania e soprattutto Messico, il paese nel quale  trascorse il suo periodo più ispirato dal punto di vista artistico.  Fu proprio in Messico che Tina Modotti morì in circostanze per certi versi misteriose nel gennaio 1942. La sua morte fu  messa in relazione con l'assassinio di Trotzkij.

lunedì 11 marzo 2013

Eppur si muove - Cinemagraph

Per alcuni anni,  le GIF animate presenti su siti internet per lo più amatoriali, hanno deturpato la grafica e l’usabilità delle pagine web. Oggi ritornano in auge, grazie al cinemagraph, una sorta di ibridazione tra cinema e fotografia che riesce, a volte, a fornire risultati interessanti  sul piano espressivo. Si tratta di un’immagine statica, una fotografia con solo alcuni piccoli dettagli in movimento.  Su internet si trovano numerosi esempi di cinemagraph più o meno riusciti e tutorial che spiegano come realizzarli. L’animazione di frammenti di immagini in un video, non è una novità per quanto riguarda la videoarte e le videoinstallazioni. Il cinemagraph rende però questa tecnica più immediata, prossima alla sensibilità di quegli autori più vicini alla fotografia che non al video. Sarebbe interessante vedere qualche artista che utilizza prevalentemente la fotografia, cimentarsi con questo tipo di rappresentazione.
http://cinemagraphs.com/

giovedì 28 febbraio 2013

Newton al Palazzo delle Esposizioni

White Women, Sleepless Nights, Big Nudes  sono stati i  primi tre libri fotografici pubblicati da Helmut Newton. E’ questo anche il titolo della mostra che, dopo le tappe al Museum of Fine Arts di Houston e al Museum für Fotografie di Berlino, arriva al Palazzo delle Esposizioni di Roma.  Negli ultimi anni le immagini del fotografo tedesco hanno suscitato il crescente interesse dei collezionisti e sono state battute nelle principali aste internazionali. Le quotazioni sono in costante rialzo e questa mostra itinerante avrà sicuramente effetto sulle prossime vendite. Quando pubblicò il primo libro fotografico, Newton aveva 56 anni ed era già un fotografo affermato. I suoi servizi fotografici erano apparsi su Vogue e il suo stile inconfondibile si andava sempre più affermando. Le donne sensuali e spesso volgari si apprestavano a divenire una costante della sua produzione. La mostra, curata da Mathias Harder e supervisionata personalmente da June Newton, comprende immagini commissionate e altre che mostrano il lato meno conosciuto di questo autore che, più di altri ha saputo incidere sul modo di rappresentare il mondo della moda. La mostra in programma dal  6 marzo al  21 luglio al Palazzo delle Esposizioni è promossa da Roma Capitale - Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, Azienda Speciale Palaexpo ed Helmut Newton Foundation, in coproduzione con Civita e in collaborazione con GAMM Giunti.

martedì 19 febbraio 2013

La perfezione dell'orrore - WPP 2013

La perfezione dell’orrore, verrebbe  da dire osservando la foto vincitrice dell'ultima edizione del World Press Photo. Un’icona universale del dolore e della stupidità umana. Fiumi di inchiostro e di byte sono stati utilizzati per  descrivere questa fotografia  di Paul Hansen.  I corpi dei poveri bambini, offerti al nostro sguardo da un gruppo di palestinesi,  sembrano uscire dall’immagine. Ad un tratto sembrano penetrare nelle nostre vite, nelle nostre case, nel nostro mondo fatto spesso di cose superflue e inutili affanni.  Ma c’è qualcosa in questa fotografia che disturba profondamente.  La perfezione, la cura dedicata all’ illuminazione. Fa un po’ impressione pensare al reporter svedese mentre si dedica alla post produzione di questa foto. Curve, livelli, maschere di contrasto, applicate  sui volti disperati, sulla folla, sui corpi dei bambini straziati. Una luce, quella di questa foto, troppo uguale a quella delle serie tv che siamo abituati a vedere sui nostri schermi globalizzati. CSI, NCIS, Criminal Minds.  Ancora una volta la perfezione dell’orrore. Il rischio è il corto circuito tra finzione e verità. Una verità che sembra, sempre di più, volersi servire dei codici e dei linguaggi della finzione.

lunedì 11 febbraio 2013

Le vintage print di Edward Weston hanno ormai raggiunto cifre da capogiro. Nel 2008 l’opera “Nude” del 1925 è stata battuta da Sotheby’s per 1.609.000 $. E’ questa una delle fotografie di Weston che segnano la sua evoluzione artistica nella direzione dell’astratto. La forma diviene il soggetto principale. Conchiglie, ortaggi, pietre, nudi,  divengono all’occhio del fotografo astrazioni, linee e trame di un mondo lontano dalla oggettività della sua visione precedente. Sull'artista statunitense sono già stati consumati fiumi d’inchiostro. Decine di pubblicazioni hanno ripercorso il suo cammino artistico. La sua vita è stata analizzata e descritta in centinaia di articoli su riviste fotografiche. L’editore Skira, in occasione della recente retrospettiva presso la Fondazione Fotografia di Modena, gli dedica un ennesimo libro fotografico. Un volume con 110 fotografie, particolarmente curato e  capace di ripercorrere le varie fasi della sua esperienza artistica. E’ possibile acquistare il libro direttamente sul sito della casa editrice.

lunedì 4 febbraio 2013

ParisPhoto Los Angeles - Lo spin-off

In principio fu Art Basel,  la prestigiosa fiera d’arte contemporanea che dalla fredda Svizzera rivolse i suoi sguardi verso il nuovo continente.  Art Basel Miami, una sorta di grande circo dell’arte, vistoso ed esagerato come il suo pubblico e la sua ambientazione. Ora è la volta di ParisPhoto e del suo spin-off californiano. Nel mese di aprile i Paramount Pictures Studio ospiteranno la prima edizione di ParisPhoto Los Angeles.  Un’apposita commissione selezionerà 80 gallerie e deciderà la sezione della fiera alla quale potranno prendere parte. L’ultima edizione di Paris Photo al Grand Palais ha visto la partecipazione di circa 150 espositori e 50.000 visitatori. Non è difficile immaginare che l’edizione californiana riuscirà nell’intento di superare abbondantemente questi numeri. Meno certo è che non trasformi la fiera parigina in un gigantesco centro commerciale della fotografia.

lunedì 28 gennaio 2013

L'Inghilterra di Tom Wood

Da soli, in gruppo, in posa o presi al volo, i personaggi che animano le immagini di Tom Wood, sembrano condividere con il fotografo una intimità profonda. Complici e interpreti consapevoli del modo di raccontare la realtà dell'autore irlandese. Nato nel 1951 nella contea di Mayo, Wood si trasferisce negli anni 70 nei pressi di Liverpool, nella stazione balneare di New Brighton. Qui realizza le sue istantanee. Street photography lontana dall'umorismo tipico del più famoso Martin Parr. Meno incline a provocare sorrisi. In Wood prevale l'intento didascalico. L'irlandese non si erge al di sopra delle persone ritratte, non le giudica, non vi è ricerca del ridicolo e del  kitsch. Wood scende nelle strade e si mescola alla folla che incontra. Perfettamente a proprio agio, così come lo sono i soggetti ritratti.

lunedì 21 gennaio 2013

Nuru - arte e solidarietà

Sono sempre di più le gallerie che preferiscono svolgere la loro attività esclusivamente sul web. Costi ridotti e una platea praticamente universale, sono i motivi principali di questa scelta. Autori conosciuti e nuove proposte convivono sui siti di vendita online che fioriscono ogni giorno. Una bulimia di opere a disposizione di tutti e per tutte le tasche. Dubitare sull'effettiva capacità di questi siti di riuscire a generare un giro d'affari concreto e formare una nuova generazione di collezionisti, è più che lecito. Originale e meritevole è però, l'iniziativa della galleria Nuru che, per ogni stampa venduta, devolve il 50% del ricavato ad una Ong. La galleria tratta prevalentemente opere legate al reportage e al sociale, in edizioni non limitate. Attraverso la vendita delle foto in edizione aperta, la galleria intende far conoscere al maggior numero di persone, l'autore, ma soprattutto la problematica che ha portato il fotografo ad indagare con il suo obiettivo quella realtà.
Nella foto una delle opere in vendita di Ami Vitale.
www.nuruproject.org

lunedì 14 gennaio 2013

Le donne di Lise Sarfati

Gli occhi sono lo specchio dell’anima. A guardare quelli delle protagoniste degli scatti di Lise Sarfati, ci si domanda il perché di tanta tristezza. Sono donne immerse in contesti urbani, nella vita di tutti i giorni come nella serie “On Hollywood” o “ She“. Spesso sole, estranee all’ambiente nel quale si trovano. E’ forse proprio queste straniamento che ci affascina, cattura la nostra attenzione e ci induce a cercare di indovinare un prima ed un dopo del momento congelato dall’artista francese. Lise Sarfati  è attualmente una delle artiste più interessanti e le sue quotazioni sono in rapida crescita. Nei mesi scorsi ha esposto alla Yossi Milo Gallery di New York e a Londra da Brancolini  Grimaldi. Lo stesso stile e la stessa visione del mondo, è presente nelle immagini realizzate per l’agenzia Magnum, con la quale collabora da 2001. “Gina # 12 Oakland”, una fotografia del 2009, di 87x117 cm. è stata recentemente battuta da Christie’s per 8750 euro.
Il sito di Lise Sarfati