martedì 16 dicembre 2014

Abbey Road - La copertina icona dei Beatles

Nell’agosto del 1969, Iain Macmillan ebbe a disposizione solo una manciata di minuti per realizzare le fotografie vendute qualche settimana fa dalla casa d’aste londinese Bloomsbury per 180 mila sterline, quasi 230 mila euro. Sono forse le foto più famose della storia del rock, quelle della celebre copertina dell’album Abbey Road dei Beatles. Una vera e propria icona imitata numerose volte, una strada divenuta luogo di pellegrinaggio da parte dei fan dello storico gruppo di Liverpool. Un valore quello attribuito alle sei immagini aggiudicate, legato al mito dei Beatles più che a criteri estetici o artistici,  determinato dal soggetto e non dall’autore. Un collezionismo “al contrario” nel quale sembra scomparire l’impronta del rappresentante, oscurata da quella del rappresentato. In verità la fotografia è stata minuziosamente progettata a tavolino, con tanto di layout. Non da Macmillan ma da Paul McCartney. 
Se facciamo riferimento alla celebre frase di Wim Wenders “Se una macchina fotografica riprende in ambedue le direzioni, in avanti e indietro, fondendo le due immagini tra loro in modo che il dietro si risolva nel davanti, allora essa permette al fotografo già nell'istante della ripresa di essere davanti, dentro alle cose, e non separato da loro.”, allora colui che si trova dietro l’obiettivo e viene proiettato davanti, non è Macmillan ma Paul McCartney stesso, ossia uno dei soggetti della foto, nella veste di rappresentato e rappresentante.

venerdì 3 ottobre 2014

Richard Prince 2.0

La riappropriazione e la risignificazione di immagini prese da riviste e pubblicità ha permesso a Richard Prince, negli anni ’90, di entrare nella ristretta cerchia delle star dell'arte contemporanea.
L'icona del cowboy Marlboro che, nel 2005 fece registrare una vendita record  da Christie’s, è divenuta il suo marchio di fabbrica. L'opera fotografica, in realtà una riproduzione di una nota immagine pubblicitaria venne battuta all’asta per oltre un milione di dollari.

Oggi, nell'era dei social e della compulsione fotografica online, Prince non poteva non servirsi di Instagram per le sue appropriazioni 2.0. Qualche mese fa, dopo essere stato espulso dal social e successivamente riammesso, ha riprodotto delle immagini condivise da alcuni personaggi famosi, e dopo aver inserito dei commenti, ha caricato queste immagini sul suo profilo. Naturalmente l'operazione "concettuale" non si è fermata qui e Prince ha fatto stampare in grande formato queste nuove opere, successivamente presentate e vendute alla Gagosian Gallery di New York con la solita coda di polemiche e dubbi sulla effettiva proprietà dei diritti di queste fotografie. Di sicuro alla coppia Gagosian/Prince non difetta la furbizia e la capacità di generare interesse e soprattutto nuovi business.

giovedì 25 settembre 2014

Le aste autunnali dei grandi maestri del novecento

Riprendono a New York le prime grandi aste della stagione dedicate alla fotografia. Tra fine settembre e inizio ottobre Christie’s, Sotheby’s e Philips metteranno all’incanto le opere di alcuni tra i più rappresentativi autori del novecento. Nel catalogo di Christie’s occupano un posto di rilievo la stampe di Edward Weston “Nautilus shell” del 1927 con una stima di 225/370mila euro e una celebre immagine di Robert Frank del 1955 “Parade – Hoboken, New Jersey”. L’asta da Philips prevista nei primi giorni di ottobre, si sofferma invece su una serie di opere provenienti dalla collezione dell’ART Institute di Chicago. Tra queste “Cordoba, Spain” di Henri Cartier-Bresson con una stima di 60/90mila euro. Il maestro dell"istante decisivo sembra essere particolarmente ricercato dai collezionisti di stampe vintage e negli ultimi anni ha registrato significativi incrementi delle sue quotazioni. Le opere fotografiche vintage beneficiando della loro rarità stanno rapidamente conquistando l’interesse di appassionati e investitori. 
Nel novembre 2011, un lotto di 100 stampe provenienti dalla sua Fondazione totalizzò, durante un’asta da Christie’s, 1,9 milioni di euro.   

martedì 13 maggio 2014

Il piacere di guardare - Nan Goldin

Era il 2002 quando, a New York,  Christie’s  aggiudicò per 314.000 euro una raccolta di 149 cibachrome  realizzate da Nan Goldin. Il suo record d’asta ad oggi rimasto imbattuto. Fino al 24 maggio è possibile ammirare le opere della sua ultima serie “Scopophilia”  alla galleria Gagosian di Roma. Una selezione di fotografie che affiancano riproduzioni di quadri esposti al Louvre e immagini da lei realizzate. Un viaggio nel mondo di Nan Goldin, del suo modo di narrare i piccoli e grandi eventi della vita. Un viaggio nel piacere di guardare, nella scopophilia appunto. La serie è stata ideata nel 2010 nel corso di una serie di visite al museo parigino. Otto mesi durante i quali ogni martedì, quando le sale erano chiuse al pubblico, la Goldin ha potuto scattare migliaia di foto ai capolavori esposti. Immagini  che poi ha utilizzato insieme a quelle provenienti dal  suo archivio. Sofferenza, amore, morte, erotismo sono anche in questo caso i temi che emergono dalla visione delle sue opere. 

mercoledì 16 aprile 2014

Ricordi e vecchi cassetti - Mathilde Petit


Ricordo e finzione si mescolano nelle immagini realizzate da Mathilde Petit. La giovane fotografa francese crea un album di famiglia immaginario. Epoche e personaggi vengono abilmente manipolati. Un viaggio a ritroso nel tempo in una memoria ipotetica. Una scatola dei ricordi che si apre regalandoci atmosfere e sensazioni famigliari sospese in epoche diverse, a cavallo tra gli anni 20 e 70. Una messa in scena perfettamente riuscita, un passato mai stato, che ci restituisce una fotografia fatta di emozioni, sull’onda della nostalgia. Il favoloso mondo di Mathilde ci appare del tutto verosimile e ci invita ad aprire vecchi cassetti alla ricerca del nostro passato.  I nostri figli probabilmente non lo potranno fare. Hard disk e cloud saranno forse le loro scatole dei ricordi. Meno polverose ma molto più fredde.

venerdì 14 marzo 2014

L'inconsueto familiare di Sandy Skoglund

Giorni, settimane, mesi  per realizzare una singola immagine. Le opere fotografiche di Sandy Skoglund mettono in scena un universo di fantasia che sembra ribadire, ancora una volta, come la fotografia possa regalare un mondo agli antipodi dalla realtà. Uno specchio che rimanda, più che alla riproduzione del reale, ad una rappresentazione che trova dimora e origine nella personale visione dell’artista. Una fotografia che, lungi dall’essere un semplice ”indice” di ciò che è stato, come ipotizzato da Pierce, ci mostra una finzione, una delle infinite attualizzazioni di un’idea. L’artista statunitense sembra volerci
prendere per mano ed invitarci nel suo mondo surreale, fatto di simboli ed ambientazioni spesso oniriche. Di colori, forme e monocromatismi stranianti che caratterizzano i suoi tableaux vivants. Fino all’8 giugno è possibile vedere alcune delle sue opere a Verona alla “OOOH! Gallery”. La mostra dal titolo L'inconsueto familiare - Unusually familiar è curata da Valeria Nicolis, con la direzione artistica di Mauro Fiorese.

lunedì 24 febbraio 2014

Larry Sultan - Ossessionato dalle apparenze

Non occorre guardare troppo lontano per raccontare delle storie interessanti con il mezzo fotografico. Larry Sultan ha dedicato un periodo di 10 anni, tra gli anni 70 e 80, a fotografare i suoi genitori. Un elaborato progetto che ha incluso foto e fotogrammi di filmini amatoriali e che è stato riassunto nel bellissimo libro “Pictures from home”. Scomparso all’età di 63 anni, Sultan ha dato vita a quella che lui stesso ha definito una mitologia della famiglia. Non si tratta di immagini rubate, di semplici snapshot. Sultan ha coinvolto i suoi genitori, li ha convinti a recitare, a mettersi in posa davanti al suo obiettivo creando una rappresentazione famigliare. La rappresentazione della grande famiglia americana . Ha costruito un universo sospeso a metà tra ricordo e finzione, un luogo metaforico e a tratti straniante. Un universo e una visione della fotografia descritti dalle sue stesse parole: «Sì lo ammetto, sono ossessionato dalle apparenze. Da come la realtà si mostra ma non è. Tutto il mio lavoro vive in questo strano e a volte precario equilibrio. Mostro ciò che noi vorremmo fosse reale ma contemporaneamente racconto quello che non lo sarà mai».

martedì 21 gennaio 2014

Gallerie, critici, curatori, mercato.

Gallerie, critici, curatori, mercato. Questa è l'arte contemporanea, questo è il contesto nel quale deve provare a muoversi chi vuole cercare di imporre la propria visione, il proprio lavoro, la propria ricerca.  E' così in qualsiasi campo artistico e la fotografia non fa eccezione. Un muro spesso insormontabile per chi non trova la strada giusta per fare breccia. Una sorta di selezione naturale spesso basata su criteri imperscrutabili. Un'offerta di arte che supera di gran lunga la domanda. Un mercato che crede solo negli autori già affermati, certificati da un piccolo manipolo di gallerie, critici, curatori. Al margine di questo mondo dorato, un sottobosco di gallerie affittacamere, pennivendoli a pagamento e  aspiranti artisti pronti a pagare pur di avere un quarto d'ora di celebrità. Scagli la prima pietra chi non ha mai pagato per poter esporre le sue opere. Ma nell'era di internet e del consumo bulimico di immagini, ha ancora senso per un autore sconosciuto esporre tra quattro mura? Ha senso investire tempo e denaro solo per incontrare qualche amico davanti alle proprie foto magari ben incorniciate? La rete regala una vetrina ben più ampia e forse sarebbe il caso di cercare di utilizzarla al meglio per promuovere i propri lavori. Allestire una mostra costa e molto spesso l'esposizione si trasforma in auto celebrazione, al massimo in tre righe su qualche rivista di settore. Meglio allora potenziare la propria presenza sulla rete e cercare di raggiungere il mercato saltando intermediari di dubbia efficacia. Potrebbe non bastare ma almeno avremo reso la vita più difficile ai molti personaggi  che si aggirano ai margini dell’arte contemporanea. Figure, poco professionali, che vivono spacciando illusioni e gonfiando l’ego dei forse troppi aspiranti artisti affamati di spazio.