Dipinto nel 1955 da Pablo Picasso, “Donne di Algeri” è stato
nei giorni scorsi battuto all’asta per la cifra record di 179 milioni di
dollari. Una notizia che ha generato clamore e nuovo interesse nei confronti
del cubismo, la corrente artistica nata negli stessi anni nei quali le
avanguardie, futurismo, dadaismo e surrealismo, sovvertivano l’idea stessa di
arte, grazie alla sperimentazione di nuovi mezzi espressivi come la fotografia.
Anche la ricerca sulla scomposizione prospettica, iniziata da Picasso e Braque nei
primi anni del novecento fu influenzata dalla fotografia, come sembrano
dimostrare le immagini fotografiche realizzate dal pittore e scultore spagnolo. Nel periodo nel quale stava lavorando al quadro “Les Demoiselles d’Avignon”,
Picasso utilizzò materiale fotografico e realizzò ritratti fotografici di
alcuni suoi amici e conoscenti. Tra questi particolarmente interessante è la
foto che ritrae “Il doganiere Rousseau” (1910), una doppia esposizione nella
quale appare evidente la scomposizione prospettica tipica del cubismo. La visione
fotografica, già determinante per lo sviluppo dell’impressionismo, è ancora una
volta capace di creare stimoli e nuove suggestioni per il mondo dell’arte.
Quello stesso mondo nel quale la fotografia non riusciva a trovare una
collocazione stabile, a causa della sua caratteristica di saper riprodurre
fedelmente la realtà. Un “peccato originale” dal quale, solo negli ultimi
decenni, sembra essere riuscita a liberarsi.
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