Il 2011 può essere considerato l’anno decisivo per
la consacrazione della fotografia nel sistema dell’arte contemporanea. “Rhein II”, un monumentale, quanto
anonimo, paesaggio realizzato da Andreas Gursky viene venduto per la cifra
sbalorditiva di 4.338.500 dollari.
Analizzare l’ascesa di questo
fotografo tedesco, allievo dei coniugi Becher all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf, è illuminante per capire le logiche di un mercato che può sembrare
governato esclusivamente dall’irrazionalità.
La sua carriera decolla veramente nel
1998, anno in cui vince il premio di fotografia della Private Citibank, nonché
anno della sua prima mostra negli Stati Uniti e di una retrospettiva al Museo
dell’Accademia di Düsseldorf. In questo stesso anno una sua opera di grande
formato supera per la prima volta la soglia dei 10.000 euro. Riproposta
recentemente all’asta, la stessa opera è stata venduta per l’equivalente di 44.600
€: in quindici anni il suo prezzo è aumentato del 346%.
Nel 2000, anche grazie alla notizia
che il MoMA di New York sta preparando una mostra monografica, un’opera di
Gursky sfiora i 300.000 euro all’asta, un livello di prezzo che raddoppierà
abbondantemente l’anno della sua consacrazione da parte del museo newyorkese. Nel novembre 2001, Christie’s vende, in occasione di una grande asta,
un’opera già esposta al MoMA intitolata “Paris,
Montparnasse”, partendo da una stima pari a 340.000 euro per arrivare ad un
prezzo finale di aggiudicazione di 680.400 euro.
Le quotazioni raggiunte dalle opere
di Gursky divengono di fatto un indicatore della tendenza del mercato della
fotografia.
Da quando nel 2010 è entrato a far
parte degli artisti rappresentati della galleria Gagosian, il suo indice di
prezzo è aumentato del 72%.
Se si vogliono comprendere i motivi
per i quali “Rhein II” ha raggiunto
una tale quotazione, non si può non partire dal cammino artistico di Gursky e
dalla sua consacrazione da parte di istituzioni prestigiose come il MoMA. Il
valore artistico ed economico sembrano andare di pari passo e le quotazioni
aumentare nel corso degli anni spinte dalle esposizioni in musei e gallerie di
tutto il mondo, che in qualche modo certificano
il valore dell’artista. Sembrerebbe, come sostenuto dal filosofo Arthur C.
Danto che “ciò che fa diventare un oggetto un’opera d’arte è esterno all’oggetto
stesso.”.
In altre parole l’opera d’arte
contemporanea è tale se viene riconosciuta e accolta in un ambito artistico:
museo, galleria, critici d’arte, curatori, riviste specializzate.
Diviene allora del tutto sterile
interrogarci sulla qualità estetica di “Rhein
II”, poco importante porci domande sulla sua anonimità fotografica. Non
sono queste le caratteristiche da considerare per giudicare quest’opera
fotografica. Dovremmo invece
interrogarci sul fatto che gli altri esemplari della stessa edizione sono
esposti al MoMA, alla Pinakothek der Moderne di Monaco, alla Tate Modern di
Londra e alla Glenstone Collection di Potomac. Sono loro in questo caso a “certificare” il valore artistico del
lavoro di Gursky.
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