giovedì 1 ottobre 2015

Continuiamo così, facciamoci del male

Trovare nuove strade espressive e allontanarsi dalla visione comune è un esercizio assai arduo e ovviamente non alla portata di tutti. Guardando, però, i lavori di fotografi  della “middle class”, ovvero lontani dall’olimpo degli artisti affermati, ma comunque in grado di produrre ed esporre immagini valide e coerenti, sembra di trovarsi di fronte ad un immenso déjà-vu. 

Inquadrature rigidamente oggettive e ben allineate, come la scuola di Düsseldorf ci ha insegnato negli ultimi anni, colori desaturi e case, paesaggi, architetture immersi in un chiarore stereotipato. Un cliché che si ripete nelle foto appese in gallerie di medio e basso cabotaggio e sui social network, alimentato da “preset” e ”azioni” già pronte per l’uso. Un semplice click nel programma di post produzione, qualche curva o livello da impostare in pochi minuti.  

Bandite da questa candida visione  le ombre, il fuoco selettivo e il mosso appaiono argomenti desueti per il fotografo contemporaneo. Le mode fotografiche ci sono sempre state e l’immenso palcoscenico della rete contribuisce all’appiattimento e all’affermazione di un certo tipo di immagine. Un’immagine che in ogni caso sembra in grado di donare autorialità al povero fotografo senza grande ispirazione.  “Continuiamo così, facciamoci del male”, affermava  Nanni Moretti in un suo indimenticabile film. 

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